Mi conoscono come Silvia, ma la verità è che sono sempre stata un’anima ribelle e irrequieta. Nata per esplorare nuovi mondi, sia dentro che fuori di me, fatti non solo di luce e bellezza, ma anche di ombre e sofferenza. La dualità è presente in ogni cosa: prima in noi, poi nel mondo. Negli ultimi anni, ho vissuto intensamente questa dualità, sentendola profondamente in me e nella vita stessa. I miei continui spostamenti tra il Kenya, dove seguo altri progetti, e l’Italia, dove svolgo il mio lavoro, mi hanno permesso di comprendere chi sono e qual è la mia missione. Non nego di aver affrontato molte difficoltà, a partire dall’accettazione di me stessa e dal tentativo di integrare le parti di me che ho scoperto in Africa con quelle che ho sviluppato qui in Italia, il luogo in cui sono nata, ma anche quello che considero la mia vera casa: il Kenya. Tuttavia, non è ancora il momento per me di stabilirmi lì. Ora è il tempo di fermarmi qui e dare spazio ai miei due mondi, di farli convivere. Dopo lunghe battaglie interiori, ho compreso come integrare la mia professione con ciò che sono realmente destinata a fare. Mi rendo conto sempre più che, dietro ogni donna che non accetta il proprio corpo, si nasconde una sofferenza profonda che solo lei può guarire. Noi possiamo essere solo uno strumento per portare consapevolezza di quella sofferenza e supportarla nel suo percorso evolutivo. Credo fermamente che l’Universo ci guidi verso ciò che siamo chiamati a fare. Non ci lascia soli, ci manda le persone giuste con cui realizzare il nostro cammino. Il mio filo rosso si è intrecciato di nuovo con quello di Elisabetta, compagna di studi del liceo, e di Martina, amica d’infanzia. Tre anime completamente diverse, con competenze altrettanto differenti, abbiamo iniziato a parlare di cosa potevamo fare qui e ora. Un anno dopo, ciò che era un progetto nella nostra testa è diventato realtà su carta: abbiamo fondato WE APS. Supportate da altre anime meravigliose, possiamo diventare quel filo rosso che ci lega gli uni agli altri, per un mondo migliore. Non tanto per noi, ma per chi verrà dopo di noi. Noi possiamo essere l’inizio di questa grande evoluzione e rivoluzione.